E’ in pieno atto una piccola ma nutrita rivolta verso quel luogo che fu Twitter, prima di essere comprato e rimarchiato dal megalomane Elon Musk. Giovedì scorso ho disattivato il mio account (@sostienemenelao). Da qualche tempo mi ero iscritto su BlueSky (@menelaomaritozzi.bsky.social). Un’alternativa a Twitter nata proprio per accogliere gli scontenti dell’ex uccellino dopo l’avvento di quella (peraltro piuttosto inestetica) X imposta dal nuovo padrone. Un cambio estetico che purtroppo il tempo ha denunciato essere anche e soprattutto sostanziale. Perchè la piattaforma si è poco a poco trasformata, grazie a deliberate scelte sull’uso dell’algoritmo che la governa, in uno sfogatoio sociale in cui la rabbia e la contrapposizione a cazzo di cane è diventato il perfetto laboratorio politico per il peggior populismo di destra. Quello che poi, guarda caso, si è ripreso gli USA con la recentissima elezione del Trump II, con coprotagonista (ma che mira chiaramente alla successione tout court) del nuovo padrone della rabbia, al secolo Elonio.
Insomma, non è una questione di radicalismo chic o di isolazionismo, come qualcuno scrive in queste ore. E’ una questione sostanziale: non si può rimanere a produrre dibattito laddove questo è utilizzato strumentalmente per favorire determinate tesi e soprattutto con un determinato metodo. Si diventa inevitabilmente utili idioti. Un ruolo che, per carità, ognuno di noi svolge ormai abitualmente in tantissimi contesti legati all’uso della rete. Ma come si dice, quando è troppo è troppo.