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«Oggi, 25 novembre, alle 10:29 della notte è morto il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz», lo ha annunciato la TV cubana. In Italia erano le 4.29 del mattino ed io mi ero messo da poco a ridormire dopo una pausa smartphone associata ad un risveglio alle 4. Se ne va a 90 anni, dopo l’ultima lunga battaglia contro la malattia, un piccolo grande protagonista del novecento.
La storia lo giudicherà (o come disse lui in un celebre discorso “la storia mi assolverà”), ma in realtà Fidel Castro è stato sotto giudizio del mondo intero da quando, il 25 novembre del 1956, ha deciso di salpare dal porto di Tuxpan (Messico) per liberare Cuba dalla dittatura di Batista e proclamare quella che ancora oggi è la Rivoluzione Cubana, con le rispettose maiuscole del caso.
Non mi interessa santificare o condannare Fidel Castro. Voglio solo ricordarlo per quel che ha dato alla mia esistenza. E’ stato inevitabilmente un simbolo. Stupidamente tutto in positivo quando la mia necessità di appartenenza politica richiedeva santini. Poi, pur basandomi su una conoscenza del personaggio e dei fatti comunque deficitaria, l’ho considerato un uomo che, pur con tutti gli errori del caso, ha lottato per ridare una merce rarissima alla sua terra ed alla sua gente: la dignità.
I cubani sapranno spiegarci meglio cosa sentono oggi che quel padre della patria si è spento. Io, da qui, come tanti altri che nel mondo hanno respirato l’epopea del Granma per fare i rivoluzionari col culo degli altri, voglio solo dire grazie a Fidel per quel che ha dato al mio percorso esistenziale ed alla mia relazione con l’America Latina.
Così come in tanti, lo ribadisco, hanno voluto usare Fidel Castro e la sua Cuba per coprire le proprie claudicanti battaglie simil-rivoluzionarie, molti di più sono stati coloro che l’hanno utilizzato come il “nemico pubblico” da additare per procrastinare le più ottuse ed ingiuste vicende capitaliste in ogni angolo del mondo. Temo che come al solito la verità stia in mezzo.
Hasta siempre Fidel! Adesso sapremo se la tua Rivoluzione Cubana è un campo arato e seminato per produrre futuro, oppure no.
[:es]«Oggi, 25 novembre, alle 10:29 della notte è morto il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz», lo ha annunciato la TV cubana. In Italia erano le 4.29 del mattino ed io mi ero messo da poco a ridormire dopo una pausa palmare associata ad un risveglio alle 4. Se ne va a 90 anni, dopo l’ultima lunga battaglia contro la malattia, un piccolo grande protagonista del novecento. La storia lo giudicherà, ma in realtà Fidel Castro è stato sotto giudizio del mondo intero da quando ha deciso di liberare Cuba dalla dittatura di Batista per proclamare quella che ancora oggi è la Rivoluzione Cubana, con le rispettose maiuscole del caso.
Non mi interessa santificare o condannare Fidel Castro. Voglio solo ricordarlo per quel che ha dato alla mia esistenza. E’ stato inevitabilmente un simbolo. Stupidamente tutto in positivo quando la mia necessità di appartenenza politica richiedeva santini. Poi, pur basandomi su una conoscenza del personaggio e dei fatti comunque deficitaria, l’ho considerato un uomo che, pur con tutti gli errori del caso, ha lottato per ridare una merce rarissima alla sua terra ed alla sua gente: la dignità. I cubani sapranno spiegarci meglio cosa sentono oggi che quel padre della patria si è spento. Io, da qui, come tanti altri che nel mondo hanno respirato l’epopea del Granma per fare i rivoluzionari col culo degli altri, voglio solo dire grazie a Fidel per quel che ha dato al mio percorso esistenziale ed alla mia relazione con l’America Latina.
Così come in tanti, lo ribadisco, hanno voluto usare Fidel Castro e la sua Cuba per coprire le proprie claudicanti battaglie simil-rivoluzionarie, molti di più sono stati coloro che l’hanno utilizzato come il “nemico pubblico” da additare per procrastinare le più ottuse ed ingiuste vicende capitaliste in ogni angolo del mondo. Temo che come al solito la verità stia in mezzo. Hasta siempre Fidel! Adesso sapremo se la tua Rivoluzione Cubana è un campo arato e seminato per produrre futuro, oppure no.
[:en]«Oggi, 25 novembre, alle 10:29 della notte è morto il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz», lo ha annunciato la TV cubana. In Italia erano le 4.29 del mattino ed io mi ero messo da poco a ridormire dopo una pausa palmare associata ad un risveglio alle 4. Se ne va a 90 anni, dopo l’ultima lunga battaglia contro la malattia, un piccolo grande protagonista del novecento. La storia lo giudicherà, ma in realtà Fidel Castro è stato sotto giudizio del mondo intero da quando ha deciso di liberare Cuba dalla dittatura di Batista per proclamare quella che ancora oggi è la Rivoluzione Cubana, con le rispettose maiuscole del caso.
Non mi interessa santificare o condannare Fidel Castro. Voglio solo ricordarlo per quel che ha dato alla mia esistenza. E’ stato inevitabilmente un simbolo. Stupidamente tutto in positivo quando la mia necessità di appartenenza politica richiedeva santini. Poi, pur basandomi su una conoscenza del personaggio e dei fatti comunque deficitaria, l’ho considerato un uomo che, pur con tutti gli errori del caso, ha lottato per ridare una merce rarissima alla sua terra ed alla sua gente: la dignità. I cubani sapranno spiegarci meglio cosa sentono oggi che quel padre della patria si è spento. Io, da qui, come tanti altri che nel mondo hanno respirato l’epopea del Granma per fare i rivoluzionari col culo degli altri, voglio solo dire grazie a Fidel per quel che ha dato al mio percorso esistenziale ed alla mia relazione con l’America Latina.
Così come in tanti, lo ribadisco, hanno voluto usare Fidel Castro e la sua Cuba per coprire le proprie claudicanti battaglie simil-rivoluzionarie, molti di più sono stati coloro che l’hanno utilizzato come il “nemico pubblico” da additare per procrastinare le più ottuse ed ingiuste vicende capitaliste in ogni angolo del mondo. Temo che come al solito la verità stia in mezzo. Hasta siempre Fidel! Adesso sapremo se la tua Rivoluzione Cubana è un campo arato e seminato per produrre futuro, oppure no.
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