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In Italia ormai funziona così. Il Parlamento eletto dai cittadini evita, in nome di bigottismi, equilibrismi e convenienze elettorali varie, di prendere posizione sui cosiddetti temi “sensibili”, “etici” o peggio “di coscienza”. E se proprio è costretto, fa il minimo indispensabile. Tanto poi a “legiferare” ci pensa la magistratura.
Era già successo con la barbara legge 40 (quella sulla procreazione assistita). Un manifesto all’ottusità ideologica completamente scollato dalla realtà. A riportarla nella realtà, distruggendola pezzo a pezzo, ci ha pensato la magistratura. Causa dopo causa, ricorso dopo ricorso, sentenza dopo sentenza.
Nel caso della legge Cirinnà (quella sulle unioni civili) l’intervento della magistratura a completare il lavoro non svolto dal Parlamento è stato invocato direttamente dalla sua relatrice in sede di votazione finale.
In Italia i diritti civili non si approvano in Parlamento, si conquistano nei tribunali!
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